LA FRANCIA È UNO STRANO PAESE…

LA COSCIENZA CRITICA FRANCESE DEL TOTALITARISMO

La Francia è uno strano Paese. Per i cristiani, essa è stata per lungo tempo definita “la figlia primogenita della Chiesa”. Tuttavia, è stata anche la fucina delle idee anticristiane dell’Illuminismo, con la conseguente loro tragica applicazione nel corso della Rivoluzione, che fu la madre di tutte le sovversioni verificatesi successivamente, come disse il grande dissidente russo Alexandr Solzenicyn. 

Ancora oggi la Francia è una terra molto inquieta (e inquietante) dal punto di vista ideologico. Negli ultimi anni è emersa la figura ambigua di Macron, che oggi – sfiduciato dai cittadini elettori – si appella per restare al potere a fantomatici “valori repubblicani”, quasi che ci fosse una minaccia monarchica all’establishment, e spinge l’Europa verso la guerra.

Alle inquietudini ideologiche de ‘900 avevano risposto grandi intellettuali cattolici, come Bernanos, Mauriac, Thibon. Tuttavia, c’è un importante letterato e pensatore che  stato volutamente dimenticato, che ha subito una sorta di ostracismo culturale: Pierre Drieu La Rochelle. Lo ha riscoperto e lo ripropone Luigi Copertino nel suo saggio “Drieu La Rochelle – il socialismo, il fascismo, il totalitarismo”, Edizioni Solfanelli Chieti. 

Drieu, che non appartenne alla schiera di pensatori cristiani sopra citati, e che in preda alla depressione mise fine alla sua vita con il suicidio, viene tuttavia raccontato da un intellettuale profondamente cattolico come Copertino. Cultore di Filosofia del Diritto, giornalista pubblicista, si occupa del pensiero filosofico-giuridico-politico senza mai astrarlo dalla concretezza della storia, ma con un approccio ermeneutico di tipo teologico che fa aperto riferimento al cattolicesimo nella sua forma e continuità tradizionale. Tra i suoi scritti, fondamentale è “Spaghetticons – La deriva neoconservatrice della destra cattolica italiana” pubblicato nel 2008. 

Copertino dunque presenta a tutto tondo la figura di Drieu che senza dubbio è una delle più affascinanti, non solo della letteratura francese, ma anche di tutto il primo novecento, soprattutto per le acute analisi del fascismo e del socialismo, dei quali mise a nudo la inconfessata e stretta parentela ideologica e giunse a individuarne le comuni radici nel giacobinismo ovvero nella matrice settecentesca della moderna democrazia totalitaria.

Esponente di quel fenomeno culturale minoritario ma interessantissimo che fu la Rivoluzione Conservatrice europea, sospeso tra l’esigenza di un ritorno alla Tradizione e l’inevitabile confronto con le coordinate politico-sociali imposte dall’età moderna, consapevole delle leggi implacabili dell’economia ma sempre attento al primato dello Spirito, Drieu indicò nella Trascendenza la meta cui volgersi, uscendo dal deserto nichilista della modernità prometeica e titanica.

Il rifiuto dell’ineluttabilità del nichilismo è uno degli aspetti giustamente evidenziati da Copertino, che alla luce della sua solida fede cattolica esplora l’animo tormentato di Drieu, oltre che ad analizzare il suo pensiero culturale, tra  decadenza e nichilismo, tra nostalgia di valori perdute e prospettive di libertà. 

Drieu, intellettuale autenticamente europeo, muore nel 1945, mentre l’Europa va incontro ad un destino di divisione, di perdita della propria sovranità e della propria identità, con uno scenario di dittatura a Est, mentre all’Ovest nasceva un gigante economico, che era allo stesso tempo un nano geopolitico. 

Drieu avrebbe voluto lottare per impregnare del senso dei valori spirituali la società, sostituire la molla del lucro con quella del dovere, porre una concezione spirituale ed estetica della società. Il suo tentativo non riuscì, spegnendosi nello sconforto della depressione, ma la sua testimonianza è tutta da rivalutare. 

Paolo Gulisano

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