Il Covid, ritorna. E nulla cambia nella risposta sanitaria

All’inizio di questa stagione estiva, torna un vecchio e sgradito compagno: il Covid. Le cifre del contagio sono enfatizzate anche se si tratta ormai solo di un raffreddore.

Una vecchia conoscenza è tornata a far capolino nei titoli dei principali giornali: il Covid. Si parla addirittura di “picco estivo”. Secondo i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato sul sito del ministero della Salute, dal 27 giugno al 3 luglio sono stati registrati 3.855 nuovi positivi, in crescita dai 2.505 del 20-26 giugno. Come facciamo a sapere di questi casi di Covid? Perché si continua a fare tamponi. Perché c’è chi di fronte a mal di gola o febbri o raffreddori fa eseguire tamponi, e non pochi. Nella settimana esaminata sono stati oltre ottantamila i tamponi Covid eseguiti in Italia. Ancora una volta il test non viene usato per lo scopo epidemiologico per cui è stato realizzato, cioè individuare dei casi ed eventualmente isolare i contatti, ma il numero dei tamponi viene utilizzato per dimostrare che il virus è ancora presente e in circolazione, e quindi alimentare ancora una volta un clima di paura. 

La responsabilità di questo numero di casi è attribuita ad una sottovariante, denominata KP.3. Il direttore della Società italiana di Malattie infettive Andreoni ha commentato dicendo che questo andamento epidemiologico dimostra che il virus Covid non sia più stagionale ma determinato nella sua aggressività dalle varianti che emergono. Il consiglio dell’esperto, visto che stiamo andando incontro ai viaggi per le vacanze, con treni e aerei ma anche le località turistiche affollati, è quello di sempre: indossare la mascherina, e prepararsi per l’inevitabile recrudescenza autunnale sottoponendosi a vaccinazione. 

Rimane un dubbio, che nel corso di questi anni è emerso costantemente: tali vaccini saranno adeguati nei confronti di queste  nuove varianti? In realtà anche le nuove versioni aggiornate dei vaccini mRNA risultano in ritardo di qualche variante. Come sappiamo, il coronavirus muta, e SARS-CoV-2 presenta una spiccata tendenza alla mutazione dando origine a varianti diverse, e come nel caso di questa KP.3 anche delle sottovarianti, in questo caso della JN.1

“La variante JN.1, con tutti i suoi sotto-lignaggi – afferma il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia – si conferma predominante, in accordo con quanto osservato in altri Paesi. Continuiamo la nostra azione di monitoraggio e di lettura epidemiologica del fenomeno Covid-19 al fine di essere sempre pronti per tutte le azioni di sanità pubblica che si dovessero rendere necessarie”. Si tratta di una variante arrivata e diffusasi in Italia a dicembre 2023 e ora è diventata predominante. Inizialmente segnalata in Lussemburgo, questa variante si è poi diffusa negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia e in altri Paesi europei.

Quali sono i sintomi della patologia determinata da questa variante? Un forte raffreddore, e la comparsa di febbre, che può scomparire rapidamente se si assumono antiinfiammatori, ma che può durare per quattro- cinque giorni se invece si ricorre al farmaco semplicemente sintomatico di infausta memoria . 

Ancora una volta il Covid, pur in versione 2024, può essere curato efficacemente e non c’è motivo di allarmarsi. E’ da sottolineare che queste mutazioni riguardano la ormai celebre proteina Spike che il virus sfrutta per entrare all’interno delle cellule, riuscendo ad eludere le difese immunitarie e  penetrando nelle cellule, determinando una reazione infiammatoria.  Per questo, ancora una volta, alla strategia preventiva si deve affiancare un’azione terapeutica, immediata, senza arrivare al peggioramento delle condizioni del paziente, senza arrivare all’ospedalizzazione. Per questo sarà fondamentale il ruolo della Medicina territoriale. 

Nel frattempo i suggerimenti dell’infettivologo Andreoni sono quelli di andare in vacanza con la mascherina (e già si comincia a vedere un aumento di persone schermate) e poi prepararsi, dopo queste prime avvisaglie estive, ad una crescita dei casi, che sarà inevitabile se si aumentano il numero dei tamponi effettuati.   

“Con l’arrivo dell’autunno e poi dell’inverno, in cui il virus si farà maggiormente sentire – suggerisce l’infettivologo Andreoni – sarà importante preparare bene una campagna vaccinale”. Un messaggio decisamente esplicito al ministro Schillaci, da tempo accusato da esponenti del Deep State sanitario di non essere abbastanza interventista in ambito vaccinale.

Paolo Gulisano

https://lanuovabq.it/it/il-covid-ritorna-e-nulla-cambia-nella-risposta-sanitaria

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